Attraverso gli occhi della domestica che servì in casa dell'enigmatica Virginia Woolf, un racconto sul gruppo di Bloomsbury. Una stanza tutta per gli altri è un romanzo sottile, anticonvenzionale, attraversato da una vena antiretorica.
C’è una finzione letteraria nella costruzione di questo libro: l’autrice inventa di aver trovato il diario della domestica più emotivamente aggrovigliata nei fili psicologici di casa Woolf, confronta gli episodi da lei narrati con i diari, questi autentici, di Virginia e li sistema con gli appunti stesi durante una ricerca storico biografica, raccolti allo scopo di un racconto sul gruppo di Bloomsbury e la sua enigmatica protagonista. Così, Una stanza tutta per gli altri (già nel titolo, rovescio del celebre saggio emancipazionista della Woolf, Una stanza tutta per sé), romanzo su un romanzo da scrivere, è sopratutto il romanzo di Nelly, la domestica che dal 1916 al 1934 servì in casa Woolf. Certo, negli occhi di Nelly scorre il gruppo di Bloomsbury: il marito Leonard, i sodali del gruppo, Lytton Strachey, la sorella Vanessa, grande pittrice, Katherine Mansfield la tenera amica, Vita Sackville-West, l’amante, i conoscenti e i connessi per affari librari e editoriali della Hogarth Press, o per politica del partito laburista appena nato; e si riflette di Virginia, l’eterea presenza, quasi volatile, l’ipersensibilità, il suo desiderio di essere amata. Ma tutto questo è una cornice, uno sfondo, e forse, viene voglia di dire, la placenta che nutre un mondo segreto di donna che anela a nascere, ma diventa presto solo il decorso di una ossessione impossibile a sciogliersi: il modello di Virginia che si riversa su Nelly a cui è disperatamente vietato riviverlo, condividerlo, perché significa emanciparsene. Ciò che può vivere è solo un legame doppio. Quello di Nelly per Virginia: dapprima ammirata senza limiti, poi progressivamente odiata e amata in un sentimento mimetico. E il legame di Virginia per Nelly, in cui intravede, non la persona ma la personalità da romanzo: «Se questo diario non l’avessi scritto io e un bel giorno dovesse cadere nelle mie mani, cercherei di scrivere un romanzo su Nelly», confessa al suo diario la scrittrice, figurandosi di scrutare nella psicologia della domestica come in una Signora Dalloway sfortunata. Una stanza tutta per gli altri è un romanzo sottile, anticonvenzionale, in cui si può leggere di un’inevitabile ossessione, descritta senza ammantare di suggestioni un’esistenza solitaria e asservita. Ma è anche «una versione di Nelly», ovvero il disfarsi del gruppo novecentesco di più sofisticato libertarismo in una specie di sentimento del contrario che ne sovverte l’immagine, rendendolo ironicamente ancora di più rappresentativo del secolo.
Alicia Giménez-Bartlett
Una stanza tutta per gli altri
Traduzione di Maria Nicola
Sellerio
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