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Ode alla buona libreria


Molti mi chiedono perché faccio quello che faccio. E se nella vita di tutti i giorni è difficile dare una risposta (perché lascio i panni stesi per giorni ad incartapecorirsi al sole? perché prendo il gelato gusto riso?), in libreria sono lucidamente precisa. Amo occuparmi di libri è un'affermazione troppo generica e allo stesso tempo troppo riduttiva. Come libraia sono in continua costante ricerca del libro: il libro perfetto, che cambia da lettore a lettore, che posso teneramente mostrare al cliente impaziente, come fosse un cucciolo di una specie rara. E forse lo è.

Per mia fortuna, mi sono imbattuta in un libriccino che risponde alla precisa domanda iniziale. Per la modica cifra di euro due, l'editore Laterza concede al lettore moderno una piccola, potente ode alla libreria, o meglio alla Buona Libreria, L'ignoto ignoto. Le librerie e il piacere di non trovare quello che cercavi, di Mark Forsyth.


A che serve la libraia? Nello specifico, a che servo io? Ci sono libri che avete letto; libri che conoscete e sapete di non aver letto. Ma ci sono una montagna di libri che non sapete di non aver letto: sono al di là della vostra conoscenza, e quindi del vostro desiderio. Capiamoci: ormai si acquista tutto su internet. Internet è meraviglioso. Cerchi quello di cui hai bisogno, quello che vuoi, e internet te lo dà. Soddisfa i tuoi desideri di acquisto o conoscenza. Ma ottenere ciò che vuoi non è sufficiente: le cose migliori sono quelle di cui non conoscevi l'esistenza fino al momento in cui non le hai avute.

Per me questo è accaduto con un libro di Christopher Tyerman, Come organizzare una crociata (Utet). Finché non mi ci sono imbattuta non sapevo di volerlo avere ad ogni costo; e ora sapere che ogni cavallo impegnato in una crociata produceva 50 chilogrammi di letame da smaltire con regolarità risolve moltissime mie conversazioni. Non sempre a mio favore.


Nella Buona Libreria i libri migliori sono quelli che colpiscono il tuo istinto. Magari anche solo per la copertina. Ho visto improvvisi amori sbocciare davanti a questi scaffali (quelli con i libri sanguinosi e truculenti sono i miei preferiti, ma forse è sindrome di Stoccolma, come con La strada di Cormac McCarthy).

Pertanto torniamo alla nostra domanda: perché faccio quello che faccio? Perché io sono la custode di quello che (ancora) non sapete.

Le cose che non sai di non sapere le trovi altrove: in libreria, appunto.

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